La CGIA di Mestre è sempre attenta alle evoluzioni della tassazione nel nostro Paese e in questo periodo, che possiamo definire caldo rispetto al rapporto con il fisco, ha centrato l’attenzione sulle tasse automobilistiche. Ecco la notizia che fa discutere.
Non abbiamo bisogno di fare preamboli e commenti, ecco quel che scrive la CGIA a giugno, mese che comporta appuntamenti importantissimi con il Fisco, dall’IRAP alla TASI.
Sul nostro settore dell’automotive (auto, motoveicoli e professional) grava un peso fiscale complessivo di 71,6 miliardi di euro. Una cifra spaventosa che, tanto per dare un’idea, è più che doppia rispetto al gettito versato dalle imprese con l’Irap (30,4 miliardi di euro) e venti volte superiore a quanto hanno pagato fino l’anno scorso i proprietari di prima casa con la Tasi (3,5 miliardi di euro). Due imposte che sono state (Tasi) e continuano ad essere (Irap) le più odiate dagli italiani.
Con questa analisi l’Ufficio studi della CGIA mette in luce l’eccessivo carico fiscale che grava su oltre 37 milioni di autovetture e 6,8 milioni di motoveicoli circolanti in Italia, arrivando a sostenere che la tassazione su questo settore ha raggiunto livelli non più sopportabili. Si pensi che dal 2009, anno peggiore di questa crisi, il prelievo fiscale è aumentato di 5,3 miliardi di euro (+8 per cento), sebbene ci sia stato un crollo delle vendite e gli italiani, a seguito della difficoltà economica registrata in questo periodo, abbiano circolato di meno.
Secondo l’elaborazione dell’Ufficio studi della CGIA su dati Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica), quasi l’82 per cento dei 71,6 miliardi di euro di tasse prelevate dall’automotive è riconducibile all’utilizzo del parco circolante, il 9,5 per cento all’acquisto e l’8,5 per cento alla tassa di possesso.