Il tema dell’obbligo delle assicurazioni sulla responsabilità civile dei medici non accenna a placare le polemiche in atto e, sebbene sia oramai molto probabile una proroga dell’originario termine che prevedeva la necessità – per i professionisti (sanitari compresi) di avere un’assicurazione contro i rischi, gli ostacoli sulla materia sembra permanere. Ecco allora un’interessante opinione in proposito.
Tra le tante analisi in merito, una particolarmente significativa ci è sembrata quella del dottor Luigi Conte, segretario della Fnomceo, che è recentemente intervenuto nel dibattito collettivo sull’assicurazione obbligatoria andando a ricalibrare quelli che sono i reali e concreti punti del problema.
Nell’intervista ospitata sul sito della Fnomceo e su quotidianosanita.it, Conte ricorda come “va innanzitutto premesso che la maggior parte dei Medici e degli Odontoiatri italiani sono già assicurati, anche se con “coperture” diverse a seconda che lavorino nel settore pubblico o privato. Per quanto riguarda i medici delle strutture pubbliche, infatti, essi sono coperti dalla polizza stipulata dall’Azienda sanitaria di appartenenza. L’Amministrazione, dopo aver risarcito il danno al paziente, può poi rivalersi sul medico dipendente che abbia agito con dolo o colpa grave. Il medico dipendente, per tutelarsi da un eventuale giudizio di rivalsa dell’Azienda nei suoi confronti, stipula quindi anche un’idonea polizza assicurativa a suo carico” (vedi anche assicurazioni mediche obbligatorie 2013).
Di qui, la conseguenza più specifica. “Non c’è nessuna urgenza di introdurre l’obbligo assicurativo: gli iscritti ai nostri Albi sono, per la stragrande maggioranza, già coperti. C’è tutto il tempo, quindi, per studiare e risolvere eventuali criticità” – afferma Conte – “Quello che invece, come Federazione, auspichiamo è che si addivenga, finalmente anche in Italia, a un nuovo concetto di responsabilità professionale, invertendo quella perversa spirale culturale, giurisprudenziale, organizzativa e gestionale che non fa che alimentare comportamenti difensivi dei nostri professionisti e delle strutture, producendo costi inappropriati e devastanti ferite nel rapporto fiduciario tra cittadini, medici e istituzioni sanitarie”.