Si sa che ci sono dei contribuenti che sui risarcimenti delle assicurazioni ci marciano un po’ e cercano di spillare alle compagnie dei rimborsi stellari anche in caso di sinistri non esattamente esagerati. Anche per questo motivo si è deciso di fare un giro di vite ed introdurre il reato di lite temeraria.
La Corte di Cassazione mette in guardia gli assicurati insoddisfatti che esasperano il sistema di rimborso, passando dalla richiesta di indennizzo, alla negoziazione stra-giudiziale fino anche alla causa civile. Per loro, qualora si scoprisse che è soltanto un tentativo di “truffa” c’è la condanna a pagare le spese giudiziali e poi anche l’accusa di lite temeraria. Andiamo con ordine.
La sentenza della Corte di Cassazione da usare come riferimento è la numero 5479 del 19 marzo 2015. Si stabilisce qui che l’assicurato è obbligato ad avere un atteggiamento corretto nei confronti della compagnia, orientato alla buona fede. Non deve cioè avvalersi senza motivo della facoltà di resistere in giudizio.
Se l’assicurato, a seguito di un sinistro, inoltra la domanda di risarcimento RC auto, deve prima di tutto aspettare l’offerta dell’assicurazione che risponderà entro 30 giorni in caso di risarcimento diretto oppure entro 60 giorni negli altri casi. Se ottiene un’offerta deve valutarla attentamente, anche con il supporto di un legale per capire se è congrua.
Qualora non la ritenesse congrua, può avvalersi della negoziazione assistita che comporta una controfferta dell’agenzia assicurativa, la partecipazione ad un’udienza preliminare e un’altra serie di impegni. Se la controfferta è equa ma l’assicurato vuole tirare la corda instaurando la causa civile, ci sono gli estremi della lite temeraria. La compagnia usando il verbale della controfferta e il rifiuto posto dall’assicurato, può averla vinta e condannare l’assicurato al pagamento delle spese processuali e non solo.