Il Comune di Milano ha deciso di notificare le multe relative alle rilevazioni degli autovelox, dopo i 90 giorni dall’avvenuta infrazione. Questo lasso di tempo così ampio sembra legata a tutto il lavoro che c’è da fare sui video per rintracciare la targa di chi ha premuto troppo il piede sull’acceleratore.
La polemica sulla decisione del Comune di Milano è legata al fatto che si contano i 90 giorni non dal momento in cui l’infrazione è commessa ma dal momento in cui l personale inizia a visionare i fotogrammi. Questo vuol dire che moltissimi automobilisti si sono visti recapitare delle multe a casa a distanza di moltissimi mesi, senza poi poter avere la lucidità di ricostruire l’accaduto.
L’Associazione dei Consumatori ha deciso che in una situazione del genere ci sono gli estremi per un ricorso e ne ha inviati tantissimi agli uffici preposti fino a quando ad occuparsi della questione non sono intervenuti anche la Prefettura e il Ministero dell’Interno. I ricorsi sono tantissimi perché sono tantissime anche le multe per eccesso di velocità notificate a partire dai dati registrati da 7 nuovi apparecchi in funzione dal marzo scorso.
Il Viminale, intervenendo sulla questione milanese ha dato torto alla Pubblica Amministrazione spiegando quanto segue:
“Le perplessità manifestate da codesto ufficio (la prefettura) appaiono condivisibili. Già a far tempo dalla sentenza numero 198 del 10 giugno 1996, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del primo comma dell’articolo 201 del Codice della strada, nella parte in cui non fa decorrere il termine per la notificazione comunque dalla data in cui la pubblica amministrazione è posta in grado di provvedere alla loro identificazione. Appare pertanto indubbio che le ragioni che possono legittimare gli enti cui appartengono gli organi accertatori a superare tali limiti non possono che dipendere da fattori esterni e non da prassi organizzative interne”.