Possibilità di proroga per l’obbligo di assicurazione, pur considerato “fuori discussione”. Ad affermarlo è Marina Calderone, presidente del Coordinamento unitario delle professioni, che dalle pagine de Il Sole 24 Ore afferma che “un’ulteriore proroga di alcuni mesi rispetto alla scadenza di metà agosto potrebbe essere senz’altro utile per consentire a tutti gli ordini di arrivare a definire le convenzioni migliori”. Per agevolare tale scelta si potrebbe prendere come riferimento il decreto del Fare, che riconduce le scadenze a due sole date.
In altri termini, l’intento è quello di permettere alla scadenza originaria di poter essere agevolata al 1 gennaio 2013, con il nuovo adempimento che, di fatto, entrerà in vigore solamente dal 2014.
I ritardi, ad ogni modo, non riguardano tutti. Come sottolineava lo stesso quotidiano, “i consulenti del lavoro, ad esempio, hanno già una polizza nazionale che copre i due terzi degli iscritti. L’entrata in vigore dell’obbligo a metà agosto crea problemi tecnici nei casi in cui c’è difficoltà ad assicurare da un lato un alto livello di protezione e dall’altro un costo conveniente. Lo sforzo di tutti i consigli nazionali è infatti quello di definire le convenzioni migliori per tutelare in primis i giovani”.
Complessivamente, precisa il giornale, il cantiere della riforma sarebbe in piena attività, e servirebbero solamente dei piccoli correttivi che possano efficacemente tenere conto della specificità dei diversi ordini. A titolo di esempio, aggiungeva infine il quotidiano, “l’aver messo, ad esempio, a 18 mesi il tetto per la pratica professionale impone ad alcune categorie di concentrare la formazione in poco tempo rispetto al passato e per questo diventa fondamentale realizzare progetti formativi di qualità, anche nella stipula delle convenzioni con gli atenei” (vedi anche assicurazioni mediche obbligatorie 2013).
Ancora, le regole sulla giustizia disciplinare potrebbero creare qualche difficoltà nell’individuare la rosa dei giudici nei collegi più piccoli e si potrebbe intervenire con una modifica alla legge per decidere un accorpamento delle commissioni tra province limitrofe.